Quando nasci con quell’instancabile voglia di andare in giro per vedere posti nuovi, quando ti rimane dentro l’impronta di una mamma che avrebbe preferito preparare una valigia piuttosto che una cena, non puoi che pensare continuamente a progettare avventure, quelle che anche se piccole paragonate a tanti altri viaggiatori, a te bastano e ti riempiono cosi tanto la vita da non farti mai perdere il sorriso.

Dall’ultima avventura in Corsica dello scorso anno, era rimasta la voglia di tornare. Cosi mentre scorre il naturale ciclo delle stagioni e l’inverno inizia a perdere forza, iniziano le ricerche, gli studi, l’acquisto di nuove carte topografiche …

Per questo tipo di vacanza ovviamente la mia compagnia di gioco rimane lei: l’instancabile Emanuela, lei, quella che non molla mai, quella che mi capisce anche solo con uno sguardo, quella che anche nella fatica non perde il sorriso, anche se secondo me stavolta c’è mancato poco 😀😀

Cosi non ci rimane che capire cosa fare con i gg a disposizione che non sono mai tanti anche perchè andando in vacanza insieme lascio un carico lavorativo non da poco al mio socio a cui sono sempre infinitamente grata per la comprensione e la complicità. (una volta per uno non fa male a nessuno 😀😀 )

Vabbè è deciso, questa volta puntiamo il “dito” su Capo Corso. Si proprio quello che più generalmente viene identificato come il “Dito”della Corsica, la parte più a Nord dell’isola, quella lunga striscia di terra dalle cui creste è possibile vedere il mare ad est e ad ovest.

Come sempre il livello del gioco è alto, con me ed Emanuela i nostri “due” amici che ho battezzato CIP e CIOP, ovvero i nostri due zaini da 20 Kg ciascuno, dove dentro c’è tutto quello che ci occorre per i nostri 7 gg e vi assicuro che non c’è nulla di superfluo.

Siamo sempre in tenda nel nulla e sempre con l’incognita dell’acqua.

Il programma lo abbiamo studiato sulla carta, le soste pensate sul tipo di terreno, del dislivello e dei Km da fare.

Sembra tutto OK, le Creste di Capo Corso ci aspettano ….

Biglietti traghetto fatti, ora dipende tutto come sempre dall’amico “METEO” (guarderò le previsioni solo due giorni prima di partire … sono buone si va!! )

Partenza come sempre LIGHT …. 😀😀 alle 3.00 del mattino del 01/05 con un occhio aperto e l’altro chiuso siamo in auto dirette a Livorno, sarà faticosissimo rimanere sveglie e guidare fino al porto ma il primo livello di gioco è superato.

Siamo in nave, pienissima come sempre di viaggiatori di tutti i tipi, ma zaini come i nostri non ne abbiamo visto, anzi abbiamo attirato l’attenzione e qualcuno con curiosità ci chiede cosa faremo e con ammirazione ci augurano una buona vacanza.

Usciamo dal porto di Bastia sono le 15.00 (la nave ha portato un’ora di ritardo) accendiamo i GPS e partiamo, il trek parte proprio dal paese, è subito ripidissimo e capiamo che sarà un lungooo pomeriggio 😀

Pian piano il nostro Trek prende vita, il terreno è molto aspro e roccioso, una fitta macchia mediterranea che lascia poco spazio al passaggio e pochi segni che ci possano aiutare a mantenere la direzione. Siamo costrette a consultare molto spesso la carta topografica e il GPS per evitare di sbagliare. Superiamo le niviere e siamo in cresta ma alla bocca di San Leonardo ci rendiamo conto che non arriveremo mai al punto sosta che avevamo pianificato. Il ritardo del traghetto, il caldo e gli zaini pesanti ci hanno rallentato, la tappa è troppo lunga cosi decidiamo di fermarci nell’unico pezzetto di  spazio libero tra i cespugli di cisto di rosmarino e di ginestre. Dopo aver montato la tenda, steso i panni al sole (vedi documentazione fotografica 😀 ), una foto al tramonto mozzafiato con l’elba all’orizzonte e sarà l’unica notte in cui dormirò come un sasso fino al mattino .

L’indomani sveglia presto dobbiamo recuperare i Km non fatti del giorno prima e mentre camminiamo prendiamo sempre più consapevolezza che la scelta di fermarci prima è stata una saggia decisione, la difficoltà del terreno  non molla arriviamo all’eremo di Sant’Erasmo, una breve visita e proseguiamo, si sale il dislivello da fare oggi è ancora tanto, cosi pian piano arriviamo ala Bocca di San Giovanni , abbiamo superato Monte Stello ma ovviamente manchiamo l’obiettivo della giornata ovvero la vetta più alta di Capo Corso Monte Follicie con i suoi 1322 mt. Manca ancora troppo dislivello da fare e ormai sono quasi le 19.00, saranno dieci ore circa che camminiamo cosi decidiamo di trovare un fazzoletto d’erba dove mettere la tenda e anche qui abbiamo un panorama bellissimo che si apre sul mare con un affaccio privilegiato ad est sempre sulle isole d’elba e capraia, davanti a noi invece la lunga cresta su cui cerchiamo di individuare la vetta del Monte Follicie per il giorno dopo.

Al mattino la solita routine, tra me ed Emanuela non c’è bisogno di dire nulla c’è una perfetta sintonia e ci basta mediamente poco più di un’ora per smontare, fare colazione e rimetterci in cammino.

Oggi è subito salita, (tanto per cambiare 😀 ) ma l’ambiente circostante è caratterizzato da rocce calcaree bellissime enormi e con conformazioni a buconi  (quelle che a noi arrampicatori piacciono un sacco 😀 )

Finalmente raggiungiamo la vetta, è presto, siamo partite alle 7.15 e a quest’ ora non fa per niente caldo, proseguendo lungo il crinale raggiungiamo il Monte Prato 1282 mt un altopiano surreale che sembra sospeso con grandi pianori erbosi (gli unici che vedremo in tutta la vacanza), passiamo per Bocca di Serra , raggiungendo la Fonte Petricaghjola (punto di rifornimento acqua indispensabile) scendiamo giù a Fieno e da li risaliamo per andare a visitare la Torre di Seneca, uno dei simboli di capo Corso. Dalla torre c’è un bellissimo affaccio sull’insenatura dove sorge il villaggio di Centuri “il Gioiello di Capo Corso”.  Non ci perdiamo d’animo e scendiamo di nuovo fino alla Bocca di Santa Lucia per risalire ancora una volta sul crinale che ci porterà a Punta Gulfidoni continuando con un Sali e scendi arriveremo a fine giornata vicin alla Chiesa di Nostra signora della Grazia dove ormai piuttosto provate dopo i ns….. KM e mt di dislivello…..    facciamo campo.

Guardando la carta facciamo il punto e realizziamo che stiamo recuperando ogni giorno un po’ dell’itinerario, va bene anche perché abbiamo il biglietto di ritorno del traghetto e quindi non ci possiamo permettere di allentare i ritmi.

L’indomani partiamo alla volta del tanto decantato borgo marino di Centuri, passiamo quasi sotto dei grandi generatori eolici che dall’alto ci osservano imponenti. Dopo un noioso tratto di asfalto finalmente al paese troviamo una fontana che ci permetterà una breve sosta per un momento di sano igiene personale 😀 lavarci con l’acqua corrente ci sorprende e ci fa sorridere siamo praticamente al centro del paese e noi dentifricio alla mano nonchè deodorante e crema per il viso, che lusso …..

Arrivate al porticciolo ci regaleremo una ricca colazione a base di latte macchiato e pain au chocolat come delle vere turiste, tutto per farci ricaricare power banks e cellulari 😀.

La strada è ancora lunga e quindi si riparte, finalmente siamo sulla costa, da questo punto inizia il più conosciuto trekking dei doganieri, circa 25 km con 900 mt di dislivello, che tanti escursionisti effettuano come un’escursione giornaliera, fino a Macinaggio.

La parte della costa è veramente sorprendente il sentiero si snoda a picco sulle scogliere che si affacciano su un mare dalle mille sfumature di azzurro, salendo poi su rocce che si nascondono tra i cespugli di rosmarino, mirto, lentisco e piante nane di corbezzolo, si riscende tra rocce che dal bianco del calcare diventano di un rosso cangiante. Arriviamo sotto il famoso semaforo di Capo Corso e qui siamo proprio sull’unghia del “Dito di Capo Corso”, il mare è molto invitante, fa caldo e i piedi non ne possono più soprattutto quelli di Emanuela che iniziano ad avere qualche vescica. Cosi decidiamo di fare un bel pediluvio nella cala sottostante. L’acqua è fredda ma veramente piacevole cosi ci regaliamo quasi un’ora di ozio a bagnomaria.

Quando ripartiamo ovviamente subito una bella salita ci riporta in alto sul monte Grande da qui ammiriamo l’isola di Giraglia davanti a noi e più giù sulla costa ci appare il borgo di Tollare, (posto di cui ci innamoriamo letteralmente) Tollare penso sia il posto più bello che abbia visto in tutto il giro, un borgo di pescatori caratterizzato da una torre di avvistamento completamente restaurata e una chiesetta bianca tutto a pochi metri dal mare. Per il resto 4 uomini che giocano a bocce e una signora da cui gusteremo l’orangina più buona che io abbia mai bevuto, sorseggiata in riva al mare sotto un bellissimo olivo e la spiaggia a un metro da noi.

Decidiamo di mettere la tenda qui anziché arrivare a Barcaggio come da programma, proprio per la bellezza e l’isolamento di questo posto. Oramai abbiamo recuperato i tempi da qui manca solo l’ultima tappa fino a Macinaggio che lasciamo per il giorno dopo.

L’indomani sull’ultimo tratto del nostro trekking, cammineremo sopra calette meravigliose, ci affacceremo su anfratti di scogliera dove il mare entra prepotente, faremo visita alla torre di Capo D’Agnellu ritornando poi verso il mare attraversando la spiaggia bianca della cala Francese e poi alla cala Genovese. Proseguendo raggiungeremo la Cala di Santa Maria famosa per la bellissima Torre Mozza, divisa a metà in seguito ad un cannoneggiamento della Flotta dell’ammiraglio Nelson nel 1700. Rimasta cosi dall’epoca ha mantenuto il suo fascino e la sua forma imponente come a voler ancora difendere questo tratto di costa.

Poco distante visitiamo la Chiesa di Santa Maria a Chiappella una delle più antiche di tutta la corsica.

Scendiamo sulla spiaggia e in breve raggiungiamo Macinaggio dove sotto un capanno ancora in allestimento per la stagione estiva, chiudiamo il nostro lungo trekking dopo 90 km e 4600 mt di dislivello.

Felici di aver portato a conclusione anche questo progetto, ci stringiamo in un abbraccio privo di parole ma ricco di emozioni.

Da questo momento ci aspetta un pomeriggio di completo relax, l’indomani faremo una mattina di solo mare e sole per riprenderci dalle grandi fatiche per poi tornare a Bastia e prepararci per il rientro in Continente.

Anche questa volta ritorno portandomi dentro un turbinio di emozioni legate ai luoghi esplorati in questa piccola avventura e continuando a stupirmi dell’evoluzione della mia vita riflettendo a quanto sia bello farsi sorprendere dalla vita ogni giorno.